Usain Bolt, le sue parole dopo la grande vittoria

Grandi sono stati i festeggiamenti a Londra, nel quartiere multietnico di Brik Lane, per la strabiliante vittoria dell'atleta giamaicano nei 100m.

di Simona Vitale 6 Agosto 2012 10:57

Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, si conferma ancora una volta una leggenda vivente dello sport. Il giamaicano, con quel suo fare un po’ vezzoso e sprizzante una non certo celata idea di superiorità, ieri sera ha letteralmente dominato i 100m, una delle gare più attese delle Olimpiadi londinesi. Con il tempo super di 9″63, Bolt si riconferma (dopo Pechino 2008) campione olimpico in carica stabilendo anche il nuovo record di specialità ai Giochi. “Posso farcela. La gente può parlare quanto vuole ma quando arrivano le gare che contano io non sbaglio. Ora sono felice”, ha dichiarato l’atleta dopo la vittoria, riferendosi al momento in cui ha corso le batterie.

Subito dopo la strabiliante vittoria di Bolt, immediati sono partiti i festeggiamenti nel quartiere multietnico di Brik Lane dove, per la musica reggae, balli caraibici, sullo sfondo di vecchie fabbriche coperte di graffiti, la zona è stata ribattezzata Jamaica Town. Sarebbe stata una notte fantastica anche se avesse vinto l’altro giamaicano, campione del mondo in carica, Yohan Blake. Una notte speciale a 50 anni esatti dall’indipendenza della Giamaica dal Regno Unito. 

Spesso ci si è chiesti com’è possibile che atleti della Giamaica, un Paese con poco più di 3 milioni di abitanti, siano scesi sotto il muro dei 9″85 più di 50 volte, mentre gli USA, con più di 300 milioni di abitanti, lo abbiano fatto una 20ina di volta. Un mistero, se consideriamo che a 4 anni dai Giochi di Pechino non solo comandano i giamaicani, ma gli stessi giamaicani. Bolt, Blake, Powell da sempre un passo innanzi ai rivali. Bolt più di tutti. Il fulmine è originario di Trelawny, coacervo di povertà e velocità.

Da lì, infatti, provengono anche gente del calibro di Johnson o di Veronica Campbell Brown, terza nei 100m femminili a Londra. La mancanza di acqua corrente costringe i giovani a portare pesanti secchi d’acqua sulle spalle per chilometri. Il tutto unito alla natura, al DNA, all’abbondanza di frutta, verdura e legumi, alla cultura rurale, costituisce il terreno ideale per i velocisti della Giamaica. Ed in effetti, la cosa appare alquanto evidente.

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