Gp di Singapore: vince Vettel, ma la sfortuna è tutta per Hamilton
A Marina Bay, ancora sorprese per il mondiale di Formula 1. Resiste solo 22 giri la McLaren Mp4-27 di Lewis Hamilton, poi la rottura del cambio lo costringe al ritiro. Una vera disdetta per lui, in quel momento leader della corsa dopo aver respinto in partenza le insidie di Maldonado e Vettel.
Un ritiro ma anche un bruttissimo colpo alle ambizioni iridate del pilota inglese che vede nuovamente allontanarsi in classifica Fernando Alonso.
Si rilancia invece Sebastian Vettel. Dopo il primo cambio gomme diventa lui il vero dominatore del gran premio e alla fine merita la vittoria, soprattutto con un finale da Campione del Mondo. Dal giro 33, per ben dieci tornate, si corre dietro la Safety Car (prima Karthikeyan lascia la sua vettura contro un muretto, poi M.Schumacher tampona Vergne). Alla ripartenza Vettel mette in azione tutto il suo talento e infilando una serie di giri veloci recupera in breve tempo il margine su Button per poi amministrare fino al termine della gara.
Ottiene il podio, obiettivo dichiarato, Fernando Alonso. Dopo una partenza non eccezionale lo spagnolo riesce a mantenere la 5a posizione e dopo aver sofferto per i primi giri, inizia una rimonta incredibile recuperando su tutti e riportandosi a ridosso di Maldonado. Dopo averlo sopravanzato capisce però che i due davanti vanno troppo forte e decide di prendersi un podio preziosissimo.
Completa il podio Button, autore di una gara passa sottotraccia ma alla fin dei conti tremendamente efficace, seppur lontano dai livelli del compagno di box.
Tra gli altri, ottima la prestazione di Massa. Il brasiliano è costretto a una partenza ad handicap, subisce una foratura nelle prime curve e riparte dal fondo. Non si demoralizza, porta a termine una gara fatta di costanza e conclude in 8a posizione. Costretto al ritiro invece Maldonado, dopo una gara superba sugli stessi livelli di Alonso. Male Webber, dopo essere risalito fino in 6a posizione si perde nelle strategie e sprofonda in classifica, giungendo decimo sul traguardo.
Malissimo Schumacher. Il Kaiser, dopo una gara anonima, si ritira con il più classico dei tamponamenti (da lui giustificato con un problema di pressione delle gomme). Appena dopo la ripartenza dalla prima Safety Car, si accorge in ritardo di ciò che accade davanti a se: frena tardi e colpisce in pieno l’incolpevole Vergne.
Finisce ancora bene per Alonso. L’asturiano vede in Hamilton il rivale più pericoloso in ottica mondiale e il suo ritiro non fa altro che aiutarlo. Il crollo in classifica permette ad Alonso di fare ancora il ragioniere. Non male comunque, sulla prestazione pura, la Ferrari. La vettura di Maranello ha avuto semmai problemi a portare in temperatura gli pneumatici, difatti quando gli altri iniziavano ad avere il crollo prestazionale per Alonso iniziava invece un incremento delle performances. E’ stato così in occasione di tutti e tre i set di gomme usati.
La McLaren resta ancora la vettura migliore, soprattutto in mano ad Hamilton, perfetta fino al 22esimo giro. Molto probabilmente avrebbe vinto la gara senza il ritiro.
Si rialza la RedBull dopo le critiche ricevute per la pessima prestazione di Monza. Anche per loro si è evidenziato un enorme divario prestazionale tra i due piloti, con Webber costretto a inventarsi strategie di tutti i tipi per cercare di recuperare.
Il prossimo appuntamento è tra due settimane a Suzuka, in Giappone. Ancora un circuito che potrebbe esaltare la McLaren e la RedBull, ma senza affidabilità non si va da nessuna parte.